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Un tuffo nel Medioevo: La Giostra dell'Arme

In occasione delle celebrazioni patronali, a San Gemini è possibile fare un tuffo nel passato, in quel tardo medioevo che vide la cittadina dotarsi delle strutture proprie del "libero Comune". Infatti, pur essendo "Speciale Demanium" della chiesa, San Gemini possedeva tutte le istituzioni proprie dei grandi comuni del tempo: dall'apparato delle magistrature forestiere (il Podestà e la sua curia), agli organi politici e amministrativi (corporazioni di Arti, Priori, Camerario, Cancelliere ecc..). I personaggi menzionati "rivivono" nel Corteo Storico che percorre le vie cittadine, la sera antecedente la Giostra dell’Arme. L’antico cerimoniale, narrato negli statuti comunali, prevedeva una processione, da effettuarsi la sera della vigilia, nella quale ciascuno doveva portare il proprio cero, di un peso predeterminato, alla Chiesa di S. Gemine (almeno uno per famiglia o per capodecina).  Nel tentativo di rimanere fedeli a tale consuetudine, il corteo è aperto dal Podestà che reca il cero comunale del peso di cinque libbre, (così come disponevano le norme statuarie) e dall’Abate di S. Nicolò, seguiti dalle altre autorità comunali. Ma ecco che il suono dei tamburi annuncia l’ingresso dei due rioni, Piazza e Rocca, in cui è divisa la città. Nelle loro fila è possibile scorgere i rappresentanti delle dieci Corporazioni delle Arti, i componenti delle famiglie nobili del tempo, e ancora, i capi delle decine della milizia popolare. Il corteo è chiuso dagli Sbandieratori di Sangemini, le cui esibizioni sono ormai celebri in tutto il mondo. La luminaria, così costituita, percorre le vie cittadine per giungere alla Chiesa di S. Gemine, ove i ceri saranno offerti al Santo Patrono.